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Corriere della Sera - 4 marzo 2016

Un viaggio in India non può prescindere dalla visita dei templi. Espressione massima di oltre tre mila anni di storia, cultura e religiosità di un popolo. Dall’imponente Taj Mahal ai templi induisti di Madurai, passando per quelli scavati nelle caverne della “giungla misteriosa”. Tra grandi e piccoli sono decine di migliaia. Noi vi proponiamo alcuni degli imperdibili. Partiamo da Agra, 200 chilometri a Sud della capitale Delhi. Dal grande spiazzo del caravanserraglio si accede alla porta d’ingresso ad arco. E subito il Taj Mahal appare in lontananza. Così la settima meraviglia del mondo, icona dell’India, si mostra al viaggiatore in tutta la sua magnificenza. La reazione è immediata. Gli occhi si spalancano per la sorpresa e la bocca si socchiude in un “wow” di ammirazione. E qui, le prime foto e i selfie dei viaggiatori scattano a volontà. Ci vorrà almeno mezz’ora di camminata, tra giardini e fontane, per arrivare alla base della grande cupola in marmo bianco, contornata da quattro minareti. Il Taj, come lo chiamo qui, altro non è che un segno d’amore. Un grande atto d’amore.

Fu eretto per volere dell’imperatore moghul Shan Janan in ricordo della moglie prediletta Mahal. Morta nel 1631 nel dare alla luce il quattordicesimo figlio. Ma la sorte fu beffarda con l’imperatore. Il monumento venne terminato dopo una ventina d’anni di massacrante lavoro dei 20 mila operai e 1000 tra elefanti e bufali. Però il costo stratosferico di 40 milioni di rupie, portò in bancarotta le casse del regno. Così l’imperatore venne deposto dal figlio e rinchiuso nel carcere della città. Leggenda vuole che solo dalla stretta finestrella della cella vedesse in lontananza l’opera imponente voluta per sposa. Morì senza andare mai sul sepolcro a pregare.

La primavera è il periodo dell’anno più favorevole per visitarlo. Prima dell’arrivo dei monsoni a fine giugno. Qualche consiglio. Come molti monumenti islamici i Taj rimane chiuso il venerdì. L’ora migliore per ammirarlo è tardo pomeriggio. Ma se volete il massimo dell’emozione, ricordate che si visita nelle cinque serate precedenti e successive il plenilunio. Prenotate i biglietti (10 euro) perchè il numero di visitatori notturni è limitato. Impossibile dimenticare i riflessi della luna sul marmo bianco (www.tajmahal.gov.in).

Spostandosi verso Sud-Est, circa 350 chilometri da Agra, si arriva al villaggio di Khajuraho. Siamo nel centro dell’India. Quella descritta da Emilio Salgari. Qui lo scrittore ambientò le avventure dei suoi personaggi. In realtà non si mosse mai da Torino, ma lavorò di fantasia consultando i libri della biblioteca. E prese spunto dal complesso di una ventina di templi costruiti attorno all’anno mille. La forma conica ricorda i picchi himalayani. Il più famoso è Kandariya Mahadev. La superficie esterna è cosparsa da oltre 800 sculture che rappresentano Dei, animali, ballerini e guerrieri. Ma a renderlo immortale, attirando i visitatori da tutto il mondo sono gli oltre cento altorilievi delle scene erotiche del Kamasutra.

Tra l’interpretazione più accreditata quella che per giungere al cospetto della divinità, dentro il tempio, si debbano lasciare desideri e pulsioni sessuali all'esterno. «Però ne esiste anche una più pratica - spiega la solerte guida che ci accompagna - i regnanti volevano istruire il popolo sulle corrette pratiche dei rapporti tra uomo e donna, però la gente comune non sapeva leggere». Così venne scelta la soluzione diretta della rappresentazione “grafica” tramite sculture. Funziona da mille anni. Anche per gli occidentali.

Scendendo ancora a Sud, nello stato del Maharashtra si incontra un’altra delle meraviglie indiane. Le grotte di Ellora. Sono 34 e occupano un fronte di due chilometri sulla montagna. Con una particolarità. I templi, con presenti le tre religioni indiane di Buddismo, Induismo e Jainismo, sono stati interamente scavati a mano nella roccia, a partire dal VI secolo. Per avere l’idea del lavoro ciclopico immaginate per ognuno un immenso blocco di roccia di cento per cento metri, alto cinquanta. E iniziate a scavare dall'alto con martello e scalpello, dunque andando a togliere la roccia. Per la visita occorre almeno mezza giornata ed è consigliato seguire le spiegazioni di una guida locale (15 euro). La più spettacolare è quella di Vishvakarma.

Nel mezzo spicca un immenso Budda in pietra, un gigantesco monolito di quattro metri d’altezza. E’ scolpito nella posizione detta “dell'insegnamento buddista”. Ma la grotta ha una particolarità che la rende unica. Una volta nel centro se il viaggiatore recita il mantra della compassione “Om mani padme hum”, anche a bassa voce, produce un incredibile eco. Il suono rimbalza tra le pareti rocciose e lo investe con un effetto avvolgente che penetra nello stomaco. Un fenomeno ben descritto nel film “Passaggio in India” quando la protagonista Judy Davis si trova nelle grotte di Marabar e viene sopraffatta dal fenomeno dell’eco all’interno della grotta. (www.elloracaves.org).

La massima espressione induista si trova però a Madurai, siamo in Tamil Nadu, il Sud dell’India. Tradizionalmente il più devoto alle divinità. Il complesso di Meenakshi, realizzato tra il XII e XVIII secolo, rappresenta l’apoteosi dell’arte indù. Formato da una dozzina di gopuram. Torri coniche decorate all’esterno con centinaia di sculture e dipinti coloratissimi. Sono i “templi viventi” dove vengono rappresentare scene di vita quotidiana e personaggi delle leggende. Ma la meraviglia è anche all’interno, con la sala delle 1000 mandapam (colonne). Ciascuna scolpita secondo l’arte arte dravidica, con particolari che le differenziano una dall’altra.

Nel tempio si entra rigorosamente a piedi scalzi, mentre fuori si trovano bancarelle e negozietti, con i tipici profumi e il chiasso dell’India. Ricordate prima di entrare di comprare fiori, frutta e bacchette d’incenso. Vanno offerte agli Dei, assieme a lumini profumati. Le donne, per propiziare la richiesta di grazie, si dipingono un bindi (il pallino rosso) in mezzo alla fronte. A questo punto anche il viaggiatore occidentale è pronto per entrare.
@utorelli

I CONSIGLI E COME ARRIVARCI
Per un viaggio in India questa è la stagione propizia, fino a inizio luglio. Il clima è caldo, ma non soffocante, prima dell’arrivo dei monsoni. Per arrivare Air India propone un comodo volo diretto di 8 ore da Malpensa a Delhi (circa 500 euro). Si parte la sera all’ora di cena e la mattina la prima colazione si fa nella capitale indiana. Per la permanenza, specie se siete qui per la prima volta, è sconsigliato il “fai da te”. Meglio rivolgersi a un tour operator che provvederà a spostamenti in auto e treno, alloggio e guide. A personalizzare il viaggio ci pensa Ruby Holidays (www.rubyholidays.it) o Lombard Gate (www.lombardgate.it). Per andare è obbligatorio il visto. Si fa nei Consolati di Milano e Roma. Non sono richieste vaccinazioni.

twitter @utorelli







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